19 luglio 2009

viaggi

quest'anno mi passa per la testa di provare un viaggio di gruppo. di andare in abruzzo. di stare in mezzo alla natura.
da tanto tempo viaggio sola e le mie mete privilegiate sono le città. adoro le colate di cemento, i musei, gli aeroporti e ho una insana passione per la metropolitana.
nelle città si è liberi di muoversi pressoché inosservati, non ci sono insetti (sono tutti morti a causa dello smog) e si può mangiare qualsiasi cosa. amo le città perché offrono librerie e baretti, perché offrono tutto.
adesso però ho voglia di cambiare e di misurarmi con qualcosa di assolutamente diverso ed estraneo per me.
naturamente sono una pazza.
io non sopporto l'idea di condividere lo spazio con persone che non conosco, ho paura degli insetti e cammino solo in pianura. in genere, vado fuori di testa se devo usare un bagno poco pulito e sono abituata a farmi i cavoli miei, senza bisogno di rendere conto a nessuno delle mie scelte. sono farmacologizzata al massimo, non mi separo mai dal mascara e dai miei fidati flaconcini di profumo, adatti ad ogni evenienza.
come posso anche solo pensare di riuscire a stare bene in un paesino di montagna, con persone che non conosco, con il rischio che faccia un freddo cane e con la possibilità di incontrare insetti che non immagino neanche?
non lo so, eppure è forte il richiamo dell'orso marsicano, del lupo e dell'aquila reale. sarà che ho guardato troppi superquark nella vita o che mi si stanno modificando le prospettive, e sempre più spesso mi ritrovo a pensare che sono a mio agio con le bestie più che con gli esseri umani. ho voglia di appendere al chiodo il phon e l'eyeliner (questo è davvero grave), e di comperarmi un paio di scarponi da trekking.
intanto stasera faccio una prova e vado a cena al pizzafest, dove io mangerò la pizza mentre le zanzare mangeranno me. è il grande cerchio della vita.

02 luglio 2009

epifanie

in queste sere me ne sto fuori casa ad affogare nelle mondanità, faccio cose, vedo gente e la mattina dopo ho voragini viola sotto gli occhi.
ascolto molta radio, mentre sono per strada, incontro animali favolosi come la pantegana, scruto le persone dall'osservatorio privilegiato della clio e penso al senso della vita.
in particolare ieri pensavo a quanto avrei avuto bisogno di questo e di quello, per poter essere veramente felice. la strada scorreva sotto la clio e io mi intristivo pensando alle mie numerose disgrazie, finché, sconfortata, ho guardato il cielo e ho rivolto una preghiera a dio.
tra l'altro, io non credo in dio, ma l'ho sempre pregato, è un'abitudine infantile che non ho mai perso quella di rivolgermi a lui con la seguente espressione "dio, ti prego, fa che... "
bene, me ne stavo lì a supplicare quando ho avuto un'epifania: mi è arrivata lampante la consapevolezza che prima di me c'erano molti altri con più diritti di ottenere un miracolo o almeno un'attenzione specifica da parte del buon dio. ho pensato a chi non cammina, a chi non ha una casa, al ragazzo che vende il resto del carlino al semaforo e ai tanti che sono nel mondo con un handicap e che partono svantaggiati, senza tutte le risorse che ho io.
ho quindi ritirato la supplica e ho pensato che quello che desidero devo andarmelo a prendere da sola.