30 maggio 2009

verso il sud

era da tanto che volevo andare al sud in auto, invece che in treno: volevo provare a guidare per strade che ho percorso spesso come ospite e mi piaceva l'idea di stipare il bagagliaio di generi di prima necessità: orecchiette, minchiareddi, biscottini al vino, cacioricotta di capra, taralli, eccetera.
perciò siamo partite, io e mia mamma, con la valigia piena di belle speranze e con la seguente suddivisione di ruoli: io al volante e mia mamma a cantare le canzoni di battisti.
all'altezza di rimini io avevo già tutti gli arti addormentati per la tensione della guida, ed ero anche un po' pentita della scelta di scendere in auto: ma la radio continuava a suonare e mia mamma, eccezionalmente, faceva anche qualche applauso se il brano era veramente bello. il morale, quindi, restava alto.
ci siamo fermate a cena a senigallia, in un localino di serie zeta, e a dormire a san benedetto del tronto. prima, però, ho pensato bene di sbagliare uscita dell'autostrada, perché era più avventuroso.
in hotel ci siamo addormentate di schianto e la mattina dopo, quando abbiamo aperto la finestra alle sei e mezza c'era il sole che sorgeva sul mare: ho scoperto allora che mia mamma non andava al mare da 15 anni e mi son sentita felice di averla portata con me (o è lei che mi ha portata con sè? con mia mamma ho sempre questo dubbio).
ci siamo rimesse in auto, mia mamma al volante e al canto, io come secondo pilota inutile. anche da secondo pilota inutile, comunque, ero sempre più convinta che scendere al sud in auto fosse stata una cazzata colossale, soprattutto vedendo tutti quei bei cantieri aperti in autostrada e pensando al ritorno del 2 giugno. ho cercato di concentrarmi sui lati positivi della faccenda: nei giorni festivi i camion non circolano. non mi è venuto in mente altro.

23 maggio 2009

caldo

c'è talmente caldo che anche il basilico fuori dalla finestra è svenuto.

18 maggio 2009

danza

la danza è stata una scoperta tardiva e oggi è la cosa che più mi fa sentire in armonia con l'universo. non so perché, non me lo spiego proprio. non ho mai avuto una passione così, che va oltre la mia razionalità. posso solo dire che il piacere di muovermi a tempo di musica mi fa fare le pirouette in casa, gli arabesque in ufficio, il port de bras in macchina e mi fa sentire, scusate la parola, felice.
la danza, prima di tutto, mi ha messa di fronte ai miei limiti: le gambe che non si alzano oltre i 45 gradi, gli addominali doloranti, la difficoltà di coordinare braccia e gambe. poi mi ha sbattuta di fronte a uno specchio, in tenuta da mimo, e per fortuna che sono miope. la danza mi ha resa di nuovo principiante, incapace, goffa, gallinacea.
il mio gruppo di danza è composto da persone di diversa estrazione: solitamente negli spogliatoi si parla dell'interrogazione di italiano o di boy scout e io faccio di sì con la testa.
il mio insegnante di danza ci insegna i trucchi del mestiere come se ci stesse preparando per andare al Bolshoj e io lo adoro per questo.
nella sala in cui proviamo la sbarra rischia sempre di staccarsi dal muro e il pavimento è sconnesso.
oggi, durante la lezione, è venuto un tipo a fotografarci. io indossavo un paio di pantaloni verdi macchiati e una maglietta di cotone color vomito. però avevo una bellissima cintura con un fiore nero di pelle. se il fotografo decide di ricattarmi, sono fritta.

nonostante l'assoluta follia di tutto questo, io la amo, la danza classica.